Fischi, ronzii, fruscii, crepitii, soffi, pulsazioni: recenti studi epidemiologici hanno messo in evidenza come l’acufene sia un disturbo frequente. Il 20% della popolazione ne ha esperienza, spesso con forti ripercussioni sulla qualità della vita (nel 5% dei casi invalidante) generando depressione, stati di ansia e di panico, insonnia e serie difficoltà nell’affrontare la vita quotidiana.
È una percezione acustica non organizzata, avvertita dal soggetto ma non realmente prodotta da alcuna sorgente sonora esterna. È un disturbo caratterizzato dalla percezione di suoni non legati a stimoli esterni, che possono essere costanti o intermittenti, deboli o molto forti.
Come avviene la diagnosi?
Per la diagnosi, particolare attenzione deve essere posta sulle abitudini di vita attuali e pregresse, sull’attività lavorativa (esposizione e rumore), sullo stato di salute e sui parametri fisiologici, oltre che sulla eventuale concomitanza di disturbi vertiginosi, della postura o mala occlusivi. Gli esami audiometrici, da quelli di 1° livello (audiometria tonale e impedenzometria) a quelli di 2° livello (potenziali uditivi evocati) fino agli accertamenti per immagini (tac e risonanza magnetica) hanno lo scopo di individuare causa e sede del problema: dal banale tappo di cerume fino al neurinoma del nervo acustico, passando per le malattie dell’orecchio medio (otiti e otosclerosi) e quelle dell’orecchio interno (Sindrome di Meniere, labirintiti, danni da rumore). L’acufenometria individua la banda di frequenza dell’acufene e ha scopo terapeutico (inibizione dell’acufene, di durata più o meno lunga, tramite rumore a banda generato da particolari protesi dette tinnitus masker).
Esiste una cura?
Dal momento che le cause di acufene sono diverse, non esiste un unico approccio di cura, ma è necessario mettere a punto una terapia su misura: dalla chirurgia (limitata alla patologia dell’orecchio medio come l’otosclerosi) alla terapia farmacologica, che comprende classi diverse di farmaci (corticosteroidi in primis, poi vasodilatatori, antistaminici ed istaminosimili, antiepilettici e diuretici). E’ riservato agli acufeni persistenti e necrotizzanti, l’utilizzo dei tinnitus masker, unito alla psicoterapia, il training autogeno e farmaci ansiolitici, ipnotici e antidepressivi,
Terapie alternative
L’osteopatia, la terapia chiropratica e gnatologica possono portare benefici negli scompensi posturali e mala occlusivi. Agopuntura e cure omeopatiche, pur senza evidenza scientifica possono in alcuni casi supportare la terapia principale.
Conclusioni
Da rimarcare il fatto che i migliori risultati con cure mediche sono ottenibili entri i primi giorni dall’insorgenza dell’acufene; da ciò l’importanza di una immediata visita specialistica al sorgere del problema.
Dr.Giorgio Bortesi, Specialista in Otorinolaringoiatria