ARTRITE REUMATOIDE E REUMATISMI INFIAMMATORI

È una malattia cronica e progressiva che interessa in particolare le articolazioni provocando deformazioni gravi. Il quadro clinico dell’artrite reumatoide è molto variabile e presenta spesso forti oscillazioni anche nel corso della malattia. Ne parliamo con il dottor Gianni Buticchi, specialista reumatologo

Spesso il paziente si rivolge al medico di famiglia riferendo dolore a carico di una o più articolazioni con senso di gonfiore e difficoltà a muoversi. Problema che cerca di risolvere con l’assunzione di analgesici ottenendo però solo effetti benefici temporanei. Davanti a un quadro simile il medico, dopo un’accurata anamnesi, deve valutare se si tratta di un’infiammazione o di una manifestazione in ambito artrosico-tendinitica. Nel primo caso si deve considerare un processo artritico mentre il secondo caso riguarda una manifestazione riacutizzata di un fatto degenerativo-artrosico. A questo punto il medico effettuerà una valutazione degli indici di flogosi (Ves e Pcr), esami di facile esecuzione che permettono di valutare la presenza di un fatto artritico.
Da qui in poi, interviene lo specialista reumatologo che ha il compito di chiarire la natura di del processo infiammatorio. “Il quadro clinico più importante da escludere è la presenza di una forma iniziale di artrite reumatoide che costituisce la principale forma di malattia infiammatoria sistemica ad andamento cronico”, spiega il dottor Gianni Buticchi.
“È la forma di poliartrite più comune. Colpisce elettivamente le articolazioni mobili (diartrodali) con particolare interessamento delle piccole articolazioni delle mani e dei piedi ma può interessare anche le articolazioni portanti come le anche, le ginocchia, le caviglie. Generalmente risparmia la colonna vertebrale. Può tuttavia interessare anche l’articolazione fra la prima e la seconda vertebra (alto-occipitale) con una manifestazione clinica altamente invalidante”.
L’infiammazione colpisce in particolare il sesso femminile (con rapporto donna-uomo pari a 2:1) in particolare tra i 40 e i 50 anni. La natura dell’artrite reumatoide è di natura immunologica autoimmunitaria. Ma cosa succede di preciso? “La membrana sinoviale s’infiamma, erodendo la cartilagine articolare e l’osso sottostante portando alla completa distruzione articolare. Non solo. Anche i tendini, la capsula articolare e il tessuto osseo vengono coinvolti, insieme con vasi e nervi circostanti. “Nella maggior parte dei casi l’esordio della malattia è insidioso e graduale, con pattern poliarticolare e simmetrico”.
I sintomi più frequenti sono astenia, perdita di peso, mialgie, manifestazioni cutanee, febbricola. Le articolazioni interessante sono metacarpo falange, interfalangee delle mani, dei polsi e quelle del carpo. “E’ con l’evoluzione della malattia che subentrano le erosioni articolari, le deformità e le sublussazioni. In seguito possono essere interessati anche organi interni (come i polmoni, i reni e il cuore), vasi di piccolo calibro e gli occhi. Quando la situazione si complica possono insorgere rotture dei tendini, flogosi cutanea (a tipo vasculite), e possono venire intaccati anche gli organi di senso”.
La diagnosi è affidata essenzialmente all’esame ecografico che mette in evidenza le microerosioni (anche submillimetriche) e la formazione di nuovi vasi grazie all’utilizzo di una particolare tecnica detta power doppler. La radiologia tradizionale mette in evidenza solo manifestazioni articolari tardive; si parla di gold standard diagnostico articolare quando viene attuata una risonanza magnetica nucleare.
“I tipi di terapia sono molteplici: medici, chirurgici, fissatrici riabilitativi, occupazionali. In tutti i casi, gli obiettivi principali del trattamento sono volti a ridurre l’attività della malattia e a modificarne il decorso naturale. Si possono utilizzare, pertanto, farmaci antinfiammatori, (cortisonici e non), farmaci di fondo (a tipo metotressato, sulfasalazina, leflunomide, ciclosporina, idrossiclorochina) che possono essere utilizzati anche in associazione. Quando i farmaci non soddisfano i requisiti essenziali di controllo della malattia si possono utilizzare i nuovi farmaci biologici ottenuti con tecniche di ingegneria genetica che agiscono su determinati bersagli biologici di malattia (citochine ed interleukine) che portano ad un significativo miglioramento della qualità della vita e ad un rallentamento della progressione radiologica del danno articolare. I farmaci, naturalmente, sono dispensati da strutture ospedaliere reumatologiche e richiedono un costante monitoraggio clinico”.