La celiachia non è un’intolleranza o un’allergia, ma una patologia cronica autoimmune che provoca una reazione immunitaria dell’organismo all’assunzione di glutine e si manifesta con sintomi non sempre semplici da individuare.
In Italia infatti si stima che oltre 200.000 pazienti abbiano ricevuto una diagnosi conclamata di celiachia, ma sono molti i casi non diagnosticati per cui il numero effettivo dei pazienti aumenterebbe di 2 volte, sfiorando circa i 400.000.Insieme al Dottor Gianfranco Colla, specialista in Gastroenterologia ed Endoscopia digestiva, e al Dottor Federico Cioni, specialista in Scienza dell’Alimentazione e Medicina Interna, abbiamo approfondito cos’è la celiachia, i sintomi più frequenti, l’iter diagnostico e la dieta da seguire.
Cos’è la celiachia
La celiachia è una condizione autoimmune che provoca una reazione infiammatoria dell’organismo e colpisce le persone geneticamente predisposte.
Il glutine, e in particolare la gliadina in esso contenuta, stimolano il sistema immunitario a produrre alcuni anticorpi che attaccano erroneamente la mucosa dell’intestino. Il persistere di questa condizione causa un appiattimento dei villi intestinali, strutture necessarie all’assorbimento delle sostanze nutritive dagli alimenti. Il malassorbimento può causare in seguito gravi danni a diversi organi e perdita di peso.
Questa patologia può manifestarsi tanto nei bambini quanto negli adulti, in qualsiasi fascia di età.
Quali sono i sintomi più frequenti della celiachia
Le cause della celiachia possono derivare da una predisposizione genetica, da fattori ambientali come un’infezione dell’apparato digerente o da malattie autoimmuni come il diabete o patologie tiroidee.
Il sintomo più comune della patologia è la diarrea, conseguenza dell’incapacità dell’organismo infiammato di assorbire in maniera completa i nutrienti.
Gli altri sintomi caratteristici sono principalmente:
- gonfiore addominale
- meteorismo
- perdita di peso
- anemia.
Com’è l’iter diagnostico della celiachia
La diagnosi di celiachia viene effettuata tramite le analisi del sangue e la biopsia duodenale.
Quando il glutine viene percepito dall’organismo come una sostanza dannosa le analisi del sangue determinano il livello degli anticorpi AGA, EMA, e TGA prodotti dal sistema immunitario.
Se l’esito degli esami del sangue risulta positivo si procede con una gastroduodenoscopia per valutare lo stato dei villi intestinali.
In assenza di diagnosi e trattamento, la celiachia può comportare delle complicanze gravi come linfoma intestinale e adenocarcinoma dell’intestino tenue.
Celiachia e alimentazione: cosa sapere
Ad oggi l’unico modo per trattare la celiachia è seguire una dieta totalmente priva di glutine (gli alimenti gluten free sono riconoscibili dal simbolo apposito che indica una spiga sbarrata).
La dieta low gluten è invece una dieta a contenuto ridotto di glutine che si può prescrivere in casi particolari di discomfort intestinale, sempre su consiglio di uno specialista. In questi soggetti non è raccomandata l’assunzione di alimenti specifici per celiaci: basta infatti ridurre naturalmente l’eccessiva assunzione di glutine, privilegiando l’assunzione di riso, mais e patate al posto di pane, pasta, prodotti da forno e pizza tradizionali.
Per le persone a cui è diagnosticata la celiachia invece è indispensabile non consumare farine di cereali come grano, segale, orzo e avena ed evitare qualsiasi tipo di contaminazione accidentale dei cibi utilizzati con possibili fonti di glutine.
Ma quali sono nello specifico gli elementi da evitare?
Tutti gli alimenti, come pasta, pane, pizza e prodotti da forno (grissini, crackers, biscotti, ecc.), seitan e birra che contengono le farine già elencate.
Invece è relativamente libera l’assunzione di patate, riso, carne, pesce, formaggi, verdure e frutta, fatta salva la massima attenzione alle fonti meno evidenti di glutine quali prodotti in scatola, salumi e cibi precotti o surgelati, gelati ed anche alcuni farmaci che possono contenere fonti di glutine.
Come evitare il rischio di contaminazione
particolari; per esempio l’acqua di cottura usata in cucina non deve essere la stessa già utilizzata per la cottura di pasta normale o di prodotti contenenti glutine in generale.
Inoltre è consigliato differenziare per quanto possibile i flussi di gestione degli alimenti destinati ai pazienti celiaci. In particolare per lo stoccaggio si destineranno allo scopo armadi o almeno ripiani separati, che verranno identificati con il marchio con la spiga sbarrata.
Per la cottura l’ideale sarebbe destinare allo scopo un angolo della cucina, o almeno un fuoco e un forno, con apposito pentolame, destinati solo alla preparazione dei cibi per celiaci. Anche vassoi, bicchieri, piatti e posateria dovrebbero essere differenziati, lavati e stoccati a parte, dopo l’uso (meglio ancora, se del tipo usa e getta).
Purtroppo anche quantità minime di glutine possono essere dannose per la salute di un paziente celiaco.
Se presenti sintomi simili a quelli descritti o desideri maggiori informazioni, presso il Valparma Hospital i nostri medici sono a tua disposizione.