ECOGRAFIA ADDOMINALE
Per nulla invasivo, puntuale e rapido negli esiti, l’ecografia addominale è un esame indispensabile per visualizzare e indagare tutti gli organi dell’addome e dei principali vasi sanguigni che si trovano nella cavità addominale.
L’esame viene richiesto quando è necessario valutare lo stato di salute di fegato, colecisti, vie biliari, reni, pancreas, milza, aorta, vescica e organi genitali interni. E’ indolore e privo di rischi e controindicazioni. Utilizzando onde a ultrasuoni e non radiazioni ionizzanti è innocuo per l’organismo, quindi utilizzabile per ogni paziente e ripetibile.
Prepararsi all’esame è semplice. Una dieta leggera nei giorni precedenti, il digiuno sei ore prima dell’esame: Per l’ecografia dell’addome superiore (con cui si esplorano il fegato, la cistifellea e le vie biliari, la milza, i reni, il pancreas, lo stomaco, i grossi vasi sanguigni, in particolare l’aorta ed eventuali linfonodi ingranditi) occorre prepararsi con un’alimentazione adeguata. Nei tre giorni precedenti, per eliminare l’aria presente nell’intestino, si possono utilizzare tisane oppure pastiglie di carbone vegetale da assumere dopo i due pasti principali. Meglio anche evitare pasta, frutta, verdura, legumi, cereali, latte, succhi di frutta, bevande gassate. Per l’ecografia dell’addome inferiore (o ecografia pelvica) occorre che la vescica sia piena. Da due ore prima dell’esame non si deve urinare, ma bere acqua naturale.
Durante l’esame il paziente viene fatto sdraiare supino. La procedura non è dolorosa e prevede lo scorrimento della sonda ecografica – azionata manualmente dal medico – sull’addome cosparso di un gel trasparente che ha lo scopo di permettere il passaggio degli ultrasuoni dalla sonda ai tessuti. Il medico potrà invitare il paziente a trattenere il fiato, oppure a cambiare posizione, ad esempio mettendosi sul fianco, per mettere meglio in evidenza alcuni organi da esaminare.
In generale è un esame che – secondo indicazione del medico – può essere considerato di routine (ogni due o tre anni) tra i 40 e i 60 anni.
In breve: di cosa si tratta
E’ una metodica diagnostica non invasiva che, utilizzando gli ultrasuoni emessi da una sonda appoggiata sulla pelle del paziente, consente di visualizzare e studiare tutti gli organi dell’addome e i principali vasi sanguigni che si trovano nella cavità addominale.
ECOGRAFIA CON MEZZO DI CONTRASTO
E’ una tecnica immediata, sicura e senza importanti effetti collaterali. L’Ecografia con mezzo di contrasto (Ceus) ha accresciuto nel tempo la precisione diagnostica, ottenendo risultati molto precisi.
Ne parliamo con il dottor Guido Pelosi.
“I mezzi di contrasto consentono di studiare la struttura vascolare delle lesioni epatiche nodulari benigne e maligne. Grazie alla valutazione in tempo reale dell’effetto contrastografico si possono ottenere dati caratteristici per la lesione studiata”.
La Ceus rappresenta nel campo ecografico per la diagnostica delle lesioni epatiche uno strumento indispensabile: “La tecnica abbina l’ecografica con imaging armonico a basso indice meccanico alla somministrazione endovenosa di mezzo di contrasto ecografico (esafluoruro di zolfo, Sonovue). Il mezzo di contrasto è costituito da una soluzione in cui sono presenti microbolle rilevabili agli ultrasuoni”, spiega il dottor Pelosi. “Queste microbolle una volta iniettate nel circolo ematico hanno un’esclusiva localizzazione intravascolare”.
E’’ fondamentale anche per studiare la vascolarizzazione delle formazioni nodulari del fegato, del rene e del pancreas e viene utilizzata nelle operazioni di diagnostica che riguardano le malattie cardiache oltre alle patologie che colpiscono le arterie cerebrali, la carotide e le arterie periferiche. I più moderni mezzi di contrasto consentono anche di studiare la vascolarizzazione delle formazioni nodulari del fegato, del rene, del pancreas e della mammella così da verificarne la natura e la sua eventuale benignità.
Come si svolge
L’ecografia con mezzo di contrasto viene eseguita sia in condizioni ordinarie sia durante e dopo l’iniezione endovenosa del mezzo di contrasto ecografico (circa 5ml di soluzione preparata al momento). Il medico inietta in una vena del braccio del paziente il mezzo di contrasto. Questo percorre l’intero vaso sanguigno e in pochi secondi attraversa gli organi vitali interni come il cuore, i polmoni, il fegato, i reni, il pancreas. Le microbolle che compongono il mezzo di contrasto, sono colpite dagli ultrasuoni emessi dalla sonda ecografica. In questo modo aumentano e riducono ritmicamente il loro volume generando onde elastiche di ritorno amplificate e quindi visibili sul monitor dell’ecografo. Inoltre, esplodendo le bolle producono un segnale acustico ad alta potenza, ma di breve durata, che permette di identificare con maggiore precisione i particolari della zona esplorata.
Quanto dura
L’intera procedura dura circa 15-20 minuti. Per i 30 minuti successivi all’ultima iniezione il paziente viene tenuto sotto osservazione per verificare l’eventuale comparsa di disturbi.
Controindicazioni
Non ci sono particolari controindicazioni se non per i pazienti affetti da grave insufficienza cardiaca e per le donne in gravidanza.
In quali casi viene utilizzata
A livello epatico viene attualmente ritenuta efficace nei seguenti casi:
-identificazione di lesioni epatiche asintomatiche riscontrate in maniera casuale;
-controllo di pazienti affetti da cirrosi epatica, nei quali è più facile lo sviluppo di tumori;
-controllo di pazienti che hanno già avuto il tumore;
– nelle diagnosi di patologie focali di pancreas e reni;
-nelle diagnosi delle lesioni traumatologiche da incidenti per evidenziare piccole fratture a livello di milza e reni.
Perché è efficace
Le lesioni epatiche possono essere di origine benigna o maligna: in generale, le lesioni maligne ricevono più sangue e quindi una maggiore quantità di mezzo di contrasto che rilasciano molto più velocemente rispetto alle altre. Poiché le microbolle sono trasportate dal sangue, queste lesioni saranno evidenziate meglio all’ecografia con contrasto.
ELASTOGRAFIA EPATICA
L’elastografia epatica “E’ un sistema di misurazione non invasivo della “rigidità” del tessuto epatico (in inglese stiffness) utile a quantificare la fibrosi epatica, ovvero il fenomeno di cicatrizzazione che consegue a malattie croniche come l’epatite virale e che può portare alla cirrosi epatica. L’esame si basa infatti sul principio che esistono differenze importanti nelle proprietà meccaniche delle varie componenti tessutali. L’elastogramma codifica le caratteristiche di elasticità dei tessuti e le sovrappone all’immagine ecogafica dell’area anatomica in esame. Prevede l’uso di una sonda ecografica che trasmette un’onda di vibrazione di media ampiezza e bassa frequenza (50 Hz) che si propaga attraverso il fegato consentendo di valutarne l’elasticità. Come unità di misura viene presa una sezione cilindrica di circa 4 centimetri di lunghezza e 10 millimetri di diametro alla profondità di 2.5 centimetri sotto la superficie cutanea. Trova applicazione nella diagnostica epatica per la valutazione non invasiva della fibrosi e della cirrosi dove fornisce un indice quantitativo di rigidita’ tessutale: la velocità di propagazione dell’onda è maggiore nel fegato fibrotico che in quello normale.
“E’ un esame molto semplice, non invasivo, che può essere ripetuto nel tempo, con il vantaggio di non causare dolore alcuno. Ecco perché viene usato come procedura alternativa alla biopsia, strumento che fino a pochi anni fa rappresentava l’unico mezzo di valutazione della fibrosi”, spiega il dottor Pelosi. “La fibrosi può avere una veloce progressione nel tempo, per questo una diagnosi precoce che possa prevenire le complicanze è fondamentale”.