Instabilità spalla (lussazione abituale): cos’è e come trattarla

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Articolo realizzato in collaborazione con il Dottor Davide Aliani, Medico Specialista in Ortopedia e Traumatologia.

Dottor Davide Aliani

L’articolazione della spalla è la più mobile del sistema muscolo scheletrico, ma come tale comporta alcuni rischi di patologie. In questo articolo affrontiamo l’instabilità della spalla, i sintomi, la diagnosi e la terapia.

Che cosa si intende con instabilità della spalla

La spalla è l’articolazione del sistema muscolo scheletrico che gode di maggiore mobilità, ma questo vantaggio comporta un prezzo. Ha infatti anche un maggiore rischio di instabilità, una patologia in cui si soffre di lussazioni ricorrenti per la perdita di capacità di mantenere i normali rapporti articolari a fronte di traumi a bassa energia oppure, nelle forme più avanzate, di gesti che si eseguono comunemente.

C’è differenza tra instabilità della spalla e lussazione?

La spalla può essere descritta come una “grande sfera” (la testa omerale) che ruota all’interno di una “piccola scodella” (la cavità glenoidea). 

La lussazione è un evento acuto in cui la sfera fuoriesce dalla scodella. 

Generalmente la fuoriuscita si verifica a causa di un trauma ad alta energia, ma può essere anche favorita da un’aumentata lassità articolare, ossia da un’eccessiva elasticità capsulo-legamentosa del paziente.

Si tratta di un’urgenza ortopedica: in questo caso il paziente deve recarsi in Pronto Soccorso per eseguire una radiografia (non solo per confermare la lussazione, ma anche per escludere possibili fratture associate) ed essere sottoposto ad una manovra di riduzione, per ripristinare i corretti rapporti articolari. 

Nella maggior parte dei casi la lussazione può provocare una sbeccatura a carico del bordo della scodella (lesione di Bankart) e un’intaccatura sulla sfera (lesione di Hill-Sachs), che renderanno ancora più precaria la capacità della testa sfera di rimanere all’interno della scodella, con conseguente recidiva di lussazioni anche in seguito a traumi a bassa energia o gesti banali. Si genera così un quadro di instabilità della spalla che è una patologia cronica caratterizzata da lussazioni ricorrenti.

Come avviene la diagnosi di instabilità della spalla

Il paziente si presenta riferendo di aver sofferto di numerosi episodi di lussazione, anche in seguito a movimenti banali. È importante tuttavia indagare l’età in cui si è verificata la prima lussazione, quali siano state le cause e se il paziente soffra di patologie che possano determinare un’aumentata lassità articolare.

Il paziente viene poi sottoposto ad un esame clinico volto a ricercare segni di instabilità, mediante test di apprensione o di aumentata lassità.

I test di apprensione riproducono i movimenti che favoriscono le lussazioni e i test di aumentata lassità valutano invece la resistenza residua delle strutture capsulo-legamentose nell’impedire il verificarsi delle lussazioni. 

È importante eseguire l’esame comparativo con la spalla controlaterale per distinguere lassità costituzionali (congenite) da lassità acquisite (secondarie quindi a ripetute lussazioni che hanno lesionato e progressivamente “sfiancato” capsula e legamenti).

L’ecografia consente di eseguire test dinamici che mostrano una maggiore mobilità delle strutture ossee se sottoposte a specifici stress; può già evidenziare la presenza della lesione di Hill-Sachs e di Bankart, confermate da specifiche proiezioni radiografiche. Immagini più dettagliate sono poi fornite dallo studio TAC o Risonanza Magnetica, in particolar modo in previsione di un intervento di stabilizzazione chirurgica.

Chi sono i pazienti più comuni

Più è giovane il paziente al momento della prima lussazione, tanto maggiore è il rischio che in futuro possa soffrire di lussazioni ricorrenti.

La pratica di sport di contatto e attività con aumentato rischio di traumatismi di spalla rappresentano un fattore di rischio di lussazione e di successiva instabilità di spalla.È importante considerare che il quadro è maggiormente invalidante per pazienti con maggiore richiesta funzionale dell’arto superiore per necessità lavorative, come pompieri e idraulici.

Si può prevenire questa patologia?

Dopo un primo episodio di lussazione di spalla, trascorso un iniziale periodo di immobilizzazione, è importante indirizzare il paziente a una fisioterapia orientata a rinforzare i cosiddetti stabilizzatori attivi, ossia quei gruppi muscolari che con la loro attività contribuiscono al mantenimento dei normali rapporti articolari in caso di insufficienza degli stabilizzatori passivi..

Quali sono i trattamenti per curare questa patologia? In caso di interventi, come funziona il percorso di riabilitazione?

In caso di fallimento del trattamento riabilitativo è indicato un intervento di stabilizzazione chirurgica della spalla; di fronte a casi compromessi da lesioni ossee di maggiore entità, si rende necessario ricorrere ad interventi di trasposizione ossea.

Dopo l’intervento chirurgico è fondamentale un percorso riabilitativo da iniziare precocemente (anche in sovrapposizione al periodo di immobilizzazione con tutore), volto a prevenire l’insorgenza di rigidità articolare ed a garantire un adeguato ripristino del tono e del trofismo muscolare della spalla, proteggendo le strutture trattate senza comprometterne i processi di cicatrizzazione e guarigione.

Presso il Valparma Hospital, il paziente può essere trattato e assistito in tutte le fasi del percorso terapeutico, partendo dall’inquadramento clinico e strumentale, passando per il trattamento conservativo, fino ad arrivare al trattamento chirurgico artroscopico ed alla successiva riabilitazione post-operatoria. 

L’intervento di Bankart-remplissage eseguito in artroscopia consente la stabilizzazione della spalla con minima invasività inizio precoce della riabilitazione.

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