MAL DI GOLA: COME DIAGNOSTICARE LA FARINGITE

Anche in estate il mal di gola è in agguato: irritazioni, fastidio a deglutire, tonsille gonfie. Quando dopo qualche giorno il dolore non passa meglio ricorrere a un tampone faringeo.
“E’ un esame del cavo faringeo che ha il compito di diagnosticare le faringiti batteriche”, spiega la dottoressa Lucia Feldman, responsabile del laboratorio di analisi al Valparma Hospital. “Sono causate principalmente dalla presenza dello Streptococco Betaemolitico di gruppo A (SBEA), un batterio che si annida prevalentemente nella gola e che è una delle maggiori cause di irritazione. Se l’analisi del tampone faringeo risulta positiva, sullo stesso campione viene eseguito in automatico dal laboratorio l’antibiogramma, che serve per isolare il germe ed identificare il tipo di antibiotico
Perché si esegue: “Il tampone faringeo viene richiesto dal medico se sospetta che vi sia in corso una faringo-tonsillite (una infiammazione che coinvolge la faringe e le tonsille) di tipo batterico. Le faringo-tonsilliti, infatti, nel 70/80 per cento dei casi sono provocate da virus e, quindi, non richiedono la terapia antibiotica, mentre solo in una minoranza di casi sono causate da batteri, principalmente dallo SBEA. Questo germe, se non viene diagnosticato in modo rapido e in modo altrettanto veloce eliminato, può causare diversi disturbi fino, a distanza di diverso tempo, il cosiddetto “reumatismo articolare acuto”, una infiammazione che colpisce le articolazioni e, in modo particolare, quelle più grandi come le ginocchia o i gomiti. Inoltre, dal legame tra lo SBEA e le difese immunitarie del nostro organismo, si creano sostanze chiamate “immunocomplessi” che possono colpire organi molto importanti come i reni e il cuore. Non a caso, anche a distanza di parecchio tempo dall’infezione alla gola, i reni possono manifestare una glomerulonefrite, un processo infiammatorio che può sfociare in una insufficienza renale riducendo il funzionamento del rene. Per quanto riguarda il cuore, invece, l’aggressione ha come bersaglio le valvole, che possono venire danneggiate a tal punto da compromettere il funzionamento di questo organo. Il tampone faringeo, inoltre, può anche identificare la presenza dello Stafilococco Aureo, un batterio che si trova nella gola, ma che, per lo più, non comporta alcun fastidio e solo in alcuni casi può provocare faringiti acute”.
Come si fa: “Il tampone faringeo consiste nel prelevare, mediante un bastoncino con in fondo del cotone (simile a un cotton fioc), una quantità di muco presente in fondo alla gola toccando le tonsille senza subire altre contaminazioni. Questa operazione è assolutamente indolore e dura pochi secondi. Il tampone faringeo non necessariamente deve essere eseguito a digiuno, anche se è preferibile, soprattutto per i bambini, perché un tampone faringeo, quando è eseguito bene, può indurre il riflesso del vomito. Inoltre, è indispensabile, per ottenere un risultato veritiero, che nel momento in cui si esegue il tampone la persona non stia già seguendo una terapia antibiotica perché l’analisi potrebbe risultare negativa anche quando, in realtà, non lo è”.

Analisi del tampone faringeo
1) Tampone faringeo per germi comuni e SBEA colturale con antibiogramma
L’esame colturale sul tampone faringeo consiste nel “piastramento” del materiale prelevato dall’operatore nel cavo orofaringeo.
Tale materiale viene tipicamente piastrato, entro poco tempo, su piastre contenenti sangue di montone e sostanze “selettive” per inibire la crescita di germi non richiesti.
Dopo 24 ore di incubazione a temperatura ed atmosfera controllata, l’operatore valuta lo sviluppo di BETA EMOLISI, ossia un alone dovuto alla rottura dei globuli rossi a causa di enzimi prodotti dallo SBEA. Qualora non si osservi emolisi è possibile già in questa fase dichiarare negativo il tampone.
In caso di beta emolisi si procede a conferma biochimica dell’identificazione e all’esecuzione dell‘antibiogramma, se richiesto dal medico, che consiste nell’istallazione di colture batteriche del germe isolato con diversi antibiotici a diverse concentrazioni. Per ciascun antibiotico e per ciascuna concentrazione viene definito sensibile il germe che non cresce e resistente il germe che cresce.
Normalmente per l’isolamento del germe e l’esecuzione dell’antibiogramma vengono richieste altre 24 ore: ne risulta che per un test completo sono necessari almeno 48 ore.

2) Tampone faringeo – TEST RAPIDO PER SBEA
Mentre la prima fase del test (prelievo del tampone) è analoga alla precedente, quello che avviene dopo è completamente diverso. In questo caso si va a cercare, attraverso un test dotato di anticorpi monoclonali, la presenza di antigeni specifici dello SBEA. Questo fa in modo che la specificità del test sia altissima.
I test in commercio hanno metodiche che durano dai 3 ai 10 minuti, quindi si ha una risposta immediata. Un’enorme differenza, spesso sottovalutata, è che mentre nel caso del tampone tradizionale si ha la capacità di rilevare i germi solo se sono presenti e vitali, in questo caso si rilevano anche germi non vitali cosa che succede a terapia antibiotica già iniziata o a seguito di una importante febbre. Di contro non abbiamo la possibilità di eseguire l’antibiogramma e di cercare germi diversi dallo SBEA.
Concludendo, si può affermare che entrambe le metodiche sono molto valide e presentano caratteristiche complementari.

Risultati delle analisi:
Il risultato dell’analisi è un referto che può contenere due indicazioni:
1. Negativo: se l’irritazione alla gola non è provocata da batteri.
2. Positivo: se l’infezione è causata da batteri, principalmente dallo SBEA.

Trattamento
La cura antibiotica riduce i sintomi dell’infezione, ne minimizza la diffusione e riduce il rischio di complicazioni. Da 50 anni la penicillina è il trattamento di scelta della faringite streptococcica, anche perché non esistono ancora isolamenti di ceppi penicillino-resistenti in nessuna parte del mondo, o eritromicina per i pazienti allergici. Farmaci di seconda linea sono amoxicillina, clindamicina, cefalosporine. La durata del trattamento è stata stabilita in 10 giorni e per prevenire le complicazioni, è importante il completamento di tutta la terapia prescritta anche se i sintomi si attenuano in pochi giorni anche senza cura.