Steatosi epatica: cos’è, sintomi e prevenzione

steatosi epatica prevenzione

Articolo realizzato in collaborazione con il Dott. Guido Pelosi, medico ed epatologo.

Sempre più spesso si sente parlare di fegato grasso, ma non tutti sanno di che patologia si tratti nello specifico. La steatosi epatica, con l’acronimo di NAFL,  è una vera e propria degenerazione del fegato, causata dall’accumulo di trigliceridi negli epatociti.

In questo articolo approfondiamo questa patologia, come si manifesta e l’importanza di una corretta prevenzione.

Che cos’è la steatosi epatica

La steatosi epatica è una condizione che colpisce le cellule del fegato in cui si verifica un accumulo eccessivo di trigliceridi. Se il peso dei grassi accumulati supera del 5% il peso del fegato, si parla a tutti gli effetti di steatosi epatica. Questa patologia colpisce principalmente tra i 40 e i 60 anni di età e nella maggior parte dei casi i sintomi si manifestano solo con un aggravarsi della patologia: per questo il ruolo della prevenzione è fondamentale.

Le principali cause della steatosi epatica

Per i soggetti con normali capacità metaboliche la causa più frequente di steatosi è rappresentata dall’abuso di alcol. Per abuso si intende l’assunzione quotidiana di alcol maggiore di 60 grammi (corrispondente a circa 500 ml di vino) per l’uomo e maggiore di 20 grammi (corrispondente a circa 200 ml di vino) per la donna.  

A questa categoria si aggiungono con sempre maggiore frequenza i soggetti affetti dalla cosiddetta “sindrome metabolica”: una condizione congenita, eredo-familiare, particolarmente frequente nei paesi occidentali, che è conseguenza di una predisposizione genetica assieme alla mutazione dello stile di vita e che è caratterizzata da obesità viscerale, intolleranza glucidica o diabete mellito di tipo 2, dislipidemia, ipertensione arteriosa, insulino-resistenza.

In queste condizioni si verifica un eccesso di deposito di grassi all’interno delle cellule del fegato, che aumentano di volume (con conseguente aumento delle dimensioni dello stesso fegato) e che diventano più permeabili con conseguente aumento della concentrazione nel sangue delle sostanze come le transaminasi. Ha così origine quella che viene definita la “malattia steatosica epatica”.

Chi sono le persone che sviluppano più frequentemente questa patologia?

Sono i soggetti che uniscono uno scorretto stile di vita, caratterizzato da scarsa attività fisica, dietetico iperlipidico, ipercalorico ed abuso di alcol, alla predisposizione eredo-familiare della “sindrome metabolica”. 

In questi casi per una serie di motivazioni ancora non ben definite, si può raggiungere nel tempo una progressione di malattia che porta, attraverso processi infiammatori, dalla relativamente semplice malattia epatica steatosica alla steato-epatite, poi alla steato-fibrosi e quindi alla cirrosi (10% dei casi) con le relative complicanze, fra cui la più grave è il tumore primitivo del fegato (2% dei casi).

Quali sono i sintomi principali della steatosi?

Il fegato è un organo “magico” perché è capace di rigenerarsi e dotato di una enorme riserva funzionale per cui nelle fasi iniziali della malattia steatosica non sono presenti sintomi soggettivi.

Solo quando la patologia progredisce verso la steato-epatite, la steato-fibrosi e la cirrosi possono evidenziarsi sintomi aspecifici come cattiva digestione, nausea e  stanchezza assieme a sintomi più specifici come ittero, senso di peso o dolore al quadrante addominale di destra determinato dall’aumento del volume del fegato.

Come avviene la diagnosi?

Il più delle volte la diagnosi è indirizzata dalle indagini di laboratorio che evidenziano l’incremento dei livelli ematici delle sostanze normalmente contenute nelle cellule del fegato unitamente, a valori alterati degli indicatori ematici dell’assetto lipidico (colesterolo, LDL, trigliceridi) e della glicemia.

L’indagine successiva di primo livello è rappresentata dall’ecografia del fegato, che è in grado di mettere in evidenza l’alterazione della ecostruttura del fegato determinata dall’eccesso di grasso ed eventualmente da associati processi infiammatori (epatite) e/o di deposito di tessuto cicatriziale (fibrosi).

Il processo di progressiva formazione di fibrosi, in grado di portare alla cirrosi, può essere quantizzato attraverso l’esecuzione di un’ulteriore indagine ecografica: definita elastosonografia, che consente di fornire una misura quantitativa del grado di rigidità del fegato (una maggiore quantità tessuto cicatriziale determina una maggiore consistenza dell’organo).

Nel caso di sospetto di epatopatia maggiore (cirrosi) e di sue complicanze (in particolare il tumore primitivo del fegato o epatocarcinoma) è indicato ricorrere all’ecografia con mezzo di contrasto (CEUS) o alle cosiddette Macchine pesanti come la tomografia assiale computerizzata (TAC) o la Risonanza magnetica (RMN). Sempre più raramente ed in casi selezionati, è necessario l’impiego di una tecnica invasiva come la biopsia.

Quali sono i principali trattamenti di questa patologia?

La correttezza dello stile di vita (astensione dall’alcol, dieta ipocalorica ed ipolipidica, congrua attività fisica) rappresenta l’elemento terapeutico fondamentale ed imprescindibile.

Ad essa si possono associare farmaci che, con diversi meccanismi, sono in grado di intervenire nella correzione delle alterazioni metaboliche (in particolare la insulino-resistenza) alla base del danno epatico come alcuni antidiabetici, antiossidanti, ipolipemizzanti ed acidi biliari. Tuttavia nessuno di questi si è dimostrato in grado, fino ad oggi, di modificare da solo e in modo determinante la storia naturale della patologia epatica.

Quanto è importante il ruolo della prevenzione?

Come nella maggior parte delle malattie, la prevenzione esercita un ruolo fondamentale in particolare per quei soggetti che per motivi genetici hanno una predisposizione eredo-familiare alla sindrome metabolica e che, con l’intervento di ulteriori fattori causali (scorretto stile di vita, infezioni virali, processi autoimmunitari), aumentano in modo significativo la possibilità di progredire dalla semplice steatosi verso la cirrosi ed il tumore primitivo del fegato.

In questi casi è indicato sottoporsi a monitoraggio biochimico (esami ematici in grado di fornire indicazioni sul metabolismo dei carboidrati, dei lipidi e sulla entità del danno subito dal parenchima epatico) e strumentale (ecografia) con periodicità annuale o semestrale, al fine di una diagnosi precoce della patologia, della sua stadiazione e dell’eventuale insorgenza di complicanze meritevoli di terapia specifica.

Presso il Valparma Hospital è possibile trovare una risposta qualificata per tutte le problematiche connesse alla malattia steatosica epatica.

È infatti operativo un laboratorio analisi dove è possibile sottoporsi alle indagini biochimiche ematiche, che rappresentano di solito il primo step per una diagnosi ed una stadiazione di malattia ed un elemento fondamentale per una sorveglianza nel tempo.

Sono disponibili inoltre tecnologie strumentali come l’ecografia in fondamentale (US), la elastosonografia (FIBROSCAN), l’ecografia con mezzo di contrasto (CEUS), la tomografia assiale computerizzata (TAC), la risonanza magnetica (RMN), che rappresentano metodiche indispensabili non solo per la diagnosi e stadiazione di malattia, ma anche per l’individuazione precoce dell’insorgenza di eventuali complicanze.

Sono infine presenti diversi medici specialisti in grado di fornire indicazioni diagnostiche e terapeutiche specifiche nei confronti di questa patologia, che coinvolge prevalentemente il fegato ma non risparmia altri organi importanti come l’apparato cardiocircolatorio, il pancreas ed i reni.

Presso il Valparma Hospital è possibile sottoporsi ad un check-up epatico che prevede analisi di laboratorio ed una ecografia epatica: se desideri maggiori informazioni, non esitare a contattare il nostro ufficio accettazione.