Lo scompenso cardiaco

Terapie consolidate e tempestive diagnosi aiutano i medici a “combattere” quella che può essere considerata l’epidemia dei nostri tempi. Per riconoscerne i primi segnali d’allarme, basta seguire le indicazioni dettagliate del dottor Angelo Finardi, cardiologo al Valparma Hospital.

 

DEFINIZIONE

Lo scompenso cardiaco è un danno della funzione cardiaca di “pompa” che porta ad un insieme di sintomi e manifestazioni cliniche dovute all’incapacità del cuore di soddisfare le varie esigenze dell’organismo.

 

DIMENSIONI DEL PROBLEMA

Lo scompenso cardiaco (SC) è uno dei maggiori problemi di salute pubblica nel mondo occidentale.

Esso comporta elevati costi in termini economici e sociali:

  • e’ la prima causa di ricovero di Europa (si parla di “epidemia” dello SC);
  • la sua prevalenza (n. di casi nella popolazione) e la sua incidenza (n. di nuovi casi all’anno) è in costante aumento, all’opposto delle altre malattie del cuore;
  • su tutto ciò incide drasticamente l’invecchiamento che fa aumentare esponenzialmente il numero di casi fino a raggiungere oltre il 9% negli ultra-ottantenni.

FATTI E CIFRE

  • In Italia i ricoveri dovuti a questa disfunzione sono 150.000 circa rappresentando il 30% dei ricoveri in cardiologia;
  • Lo scompenso cardiaco è la causa più frequente di ospedalizzazione per gli over 65;
  • Le riospedalizzazioni hanno una frequenza annuale del 40-50 %;
  • Il costo nei paesi industrializzati (Italia compresa) è circa il 2% di tuta la spesa sanitaria.

LE PRINCIPALI CAUSE

Lo SC è il comune risultato di differenti processi patologici che danneggiano la funzione cardiaca.

I più frequenti sono soprattutto 4:

  • malattia coronarica (40%) come l’infarto
  • ipertensione arteriosa (15%)
  • cardiomiopatie (malattie primitive del muscolo con le coronarie normali che portano o a ipertrofia o a dilatazione), nel 15%
  • malattie delle valvole cardiache (15%)

Il diabete influisce negativamente, di per sé, sulla funzione del cuore e in più si associa spesso alla ipertensione ed alla malattia coronarica.

Certe aritmie, come la fibrillazione atriale, possono portare allo scompenso in quanto viene compromessa la normale funzione contrattile del cuore.

Inoltre le forme infettive-infiammatorie (miocarditi) e certe cardiopatie congenite.

I SINTOMI

Il danno della funzione di pompa può portare inizialmente a:

senso di stanchezza/affaticamento e sensazione di “dispnea” (respiro corto e affannoso) in seguito a sforzi; in seguito l’affanno tende a peggiorare e compare anche a riposo (o di notte) o per semplici movimenti (vestirsi, muoversi in casa).

Le caviglie e le gambe possono gonfiarsi ed il peso corporeo aumentare.

Tali sintomi sono dovuti alla ridotta gettata cardiaci e ad accumulo di liquidi nei polmoni e possono giungere al quadro estremo di “edema polmonare acuto”.

E’ quindi fondamentale riferire al proprio medico tali sintomi, anche se lievi e in fase iniziale, per procedere rapidamente alla diagnosi; è infatti provato l’effetto-tempo: più precoce è la diagnosi e la relativa terapia più migliora la sopravvivenza.

 

LA DIAGNOSI

I sintomi sopra descritti sono molto tipici e unitamente all’esame clinco-ascoltatorio già indirizzano il medico di famiglia alla diagnosi. Il medico poi avrà la conferma da pochi e relativamente semplici esami non invasivi come ad es:

Rx-grafia  del torace (congestione dei polmoni per l’accumulo dei liquidi)

l’elettrocardiogramma

l’ecocaridogramma (valuta la funzione della pompa, delle valvole cardiache, ecc)

esami di laboratorio (funzionalità epatica e renale, peptide natruretico atriale BNP, ecc)

 

LA CURA

Lo scompenso cardiaco è una malattia cronica che se non curata precocemente tende ad aggravarsi.

Lo scopo della terapia è di rallentare il più possibile la progressione della malattia.

Oggi sono a disposizione parecchi farmaci, di provata efficacia,  spesso usati in associazione tra di loro, che hanno portato ad un netto miglioramento della qualità di vita e della prognosi.

Nei casi più gravi sono stati impiegati dispositivi elettrici di stimolazione cardiaca (pacemaker bi ventricolari) con buoni risultati sia sulla qualità di vita che sulla sopravvivenza.

Aspetto molto importante nella gestione dello SC è la “continuità assistenziale” dopo la dimissione.

Semplici regole di vita permettono comunque una  maggiore efficacia della terapia e migliorano la qualità di vita:

  1. smettere di fumare
  2. evitare l’assunzione di alcolici
  3. controllare l’assunzione dei liquidi ed il peso corporeo
  4. riduzione dell’apporto di sale e di calorie
  5. controllare la glicemia con una dieta ipocalorica e ipoglucidica

6.  monitorare la pressione arteriosa

TIPI DI SCOMPENSO CARDIACO  

In base alla frequenza dei sintomi è possibile distinguere due tipi di scompenso cardiaco:

  1. si parla di scompenso cronico quando i sintomi si manifestano in modo graduale e progressivo;
  2. si parla di scompenso acuto quando le manifestazione si presentano improvvisamente.

Un caso tipico di scompenso acuto è l’edema polmonare, una forma d’insufficienza respiratoria causata da un’improvvisa congestione di liquidi nel polmoni che rende il paziente visibilmente affannato e cianotico. Per non metterne a repentaglio la vita bisogna intervenire con la ventilazione manuale che facilita l’apporto di ossigeno e la somministrazione di diuretici e vasodilatatori che riducono i liquidi in eccesso. Nel caso in cui il paziente non dovesse migliorare, è necessario sottoporlo alla ventilazione artificiale.